La prima segnalazione sulla malattia, infatti, fu fatta da Andrea Vesalio nel 1550, ma la prima descrizione clinica fu scritta da Francois De La Peyronie nel 1743, è costituita da una fibrosi localizzata della tunica albuginea del pene, ovvero della guaina che riveste i suoi corpi cavernosi. La IPP si sviluppa spesso in maniera subdola, iniziando con un ispessimento di una o più zone della tunica albuginea fino ad arrivare ad una placca calcifica, dura, nella parte interessata, che porta a una curvatura del pene più o meno importante che talvolta impedisce anche la penetrazione, con associate difficoltà erettive ed erezioni dolorose.
Questa malattia può causare deformità a vari livelli del pene essa (curvature verso l’alto, laterali a destra o sinistra; restringimenti con il tipico aspetto a clessidra; accorciamenti)
La malattia ha una fase attiva di durata variabile, caratterizzata da alcuni sintomi come dolore all’ erezione, insorgenza della curvatura, progressiva disfunzione erettile, con conseguenti difficoltà durante il rapporto sessuale sia dovute alla mancanza totale o parziale dell’erezione sia dovute alla curvatura che talvolta po’ anche essere tale da non consentire affatto la penetrazione.
L’IPP ha un’incidenza dello 0,4-9% della popolazione maggiormente tra i 45 e i 60 anni. Cause (torna su)
La causa della malattia di la Peyronie è tutt’ oggi sconosciuta. Quello che si sa è che la malattia ha alla sua base dei processi infiammatori a carico della tunica albuginea dei corpi cavernosi che porta alla produzione di cellule (fibroblasti) che causano la trasformazione del tessuto in tessuto fibroso, alla base della formazione della placca. La fibrosi evolve in molti casi in placca dura che può arrivare ad avere la consistenza dell’osso.