L’incurvamento penieno congenito è una patologia che colpisce gran parte degli uomini, e il sintomo che da è una curvatura dell’asta che puo essere dorsale, ventrale laterale a destra o laterale a sinistra.
Parliamo di una problematica che, di solito, viene avvertita dagli uomini nell’età puberale, o nell’età in cui si cominciano ad avere i primi rapporti.
Questo perchè la forma del pene, soprattutto in erezione (perché ovviamente la curvatura è accentuata ed è visibile soprattutto in erezione), può risultare poco “consona” rispetto a quelli che sono gli standard, e anche le aspettative, della persona che si ritrova a fare i conti con questa particolare problematica.
Ciò può causare qualche difficoltà, innanzitutto di natura psicologica, con il paziente che fa fatica ad accettare la forma anomala del membro.
Questo stato di disagio, poi, rischia di accentuarsi ulteriormente di fronte a quelli che sono gli inevitabili impedimenti che si presentano durante il rapporto sessuale.
La curvatura del pene, infatti, può rendere oltremodo difficoltosa la penetrazione, e causare dolore anche al/la partner.
Alla base dell’insorgere di questa particolare condizione, c’è un dismorfismo dei corpi cavernosi. Chi è affetto da incurvamento peniero congenito, infatti, si ritrova ad avere un corpo cavernoso che risulta più sviluppato dell’altro.
Al momento dell’erezione, quindi, essendo più lungo rispetto all’altro, si ha una curvatura con il lato convesso dalla parte del corpo cavernoso più lungo, e il lato concavo dalla parte del corpo cavernoso più corto.
Di contro, però, ci sono anche degli incurvamenti che non creano alcun tipo di problema, e che vengono portati avanti per tutta la vita, per cui il paziente non avrà mai la necessità neanche di recarsi dallo specialista.
(In ogni caso, affidarsi al medico specialista, resta sempre la scelta migliore, senza alcun dubbio).
C’è da dire, però, che la cura risolutiva per l’incurvamento penieno congenito è esclusivamente di natura chirurgica.
In caso si incurvamento del pene, infatti, il paziente deve essere sottoposto ad una procedura di raddrizzamento che, in gergo tecnico, viene chiamata “tecnica di Nesbit“.
In pratica, si va semplicemente ad accorciare (quel tanto che basta a mettere il pene nella posizione corretta) il lato lungo del corpo cavernoso.
E’ un intervento cosiddetto di shortening, ovvero si riduce la lunghezza della parte dismorfica. Non è un grosso problema in quanto, in tutti quei pazienti con una patologia di questo genere, le dimensioni del membro sono particolarmente generose.
Dunque, si ritorna comunque ad avere un organo genitale dritto, che possa consentire un rapporto completo e soddisfacente.
Lintervento viene effettuato in anestesia spinale e necessita al massimo di una notte di ricovero. Il paziente viene dimesso con una medicazione compressiva che deve mantenere per 5 giorni perché, soprattutto nei pazienti giovani, si possono verificare le classiche erezioni notturne che possano causare una trazione dei punti.
E questo, in particolare nei primi 5/7 giorni successivi all’intervento, può rappresentare un problema. Ma medicazione, inoltre, contribuisce ad evitare la formazione di un edema post operatorio che potrebbe creare qualche problematica, altrimenti evitabile.