Oggi andiamo a trattare una delle patologie più comuni, in particolare per quanto riguarda le donne. Perché la cistite è una infezione acuta (o anche cronica) della vescica che, purtroppo, colpisce soprattutto il sesso femminile.
Ma per quale regione le donne sono più esposte a questo tipo di problematica?
La risposta è legata, semplicemente ad una questione anatomica in quanto l’uretra, ovvero il canale che trasporta l’urina dalla vescica all’esterno, è più corto rispetto a quello dell’uomo.
Un altro “vantaggio” che gli uomini hanno rispetto alle donne, oltre alla lunghezza del canale, è rappresentato dal fluido prostatico, la cui funzione è quella di inibire il passaggio di eventuali germi patogeni esterni.
Vediamo adesso quali sono i sintomi della cistite.
Per quello che riguarda la sintomatologia, la cistite risulta particolarmente fastidiosa e oltremodo invalidante.
L’insorgere di questa patologia è caratterizzato da dolori e bruciori durante la minzione, ed è questo il primo campanello d’allarme che consente alle persone di individuare, immediatamente, il manifestarsi del disturbo.
Nei casi più gravi, purtroppo, si arriva persino a vedere nel sangue nelle urine, e questo può portare un elevato livello di disagio da parte del paziente, con un notevole abbassamento della qualità della vita.
In presenza di una infiammazione acuta, infatti, si avverte la necessità di doversi recare al bagno molto spesso durante la giornata e a volte il flusso risulta particolarmente violento, tanto da causare la perdita di qualche goccia di urina.
Tuttavia, a dispetto della sintomatologia dolorosa e del disagio, è bene specificare che la cistite non non è pericolosa per la salute.
Nel caso in cui non viene trattata nel modo giusto, però, l’infiammazione e/o l’infezione che è alla base di questa può estendersi a tutto l’asse escretore, quindi anche ai reni.
E allora lì può diventare una problematica in grado di creare disturbi davvero seri.
Per quello che riguarda l’anamnesi, di solito si tratta di una diagnosi clinica e strumentale.
Clinica in quanto il/la paziente va a manifestare tutta quella che è la sintomatologia di cui abbiamo abbiamo parlato, strumentale perché attraverso il risultato di una banale urinocoltura si può andare ad identificare il patogeno responsabile il quale, comunque, nella maggior parte dei casi è l’escherichia coli.
In presenza del referto dell’urinocoltura, quindi, si può andare ad individuare la terapia antibiotica più adatta e, soprattutto, la durata della stessa.
Lo scopo della cura è, ovviamente, quello di ridurre e cancellare l’infezione. Ma uno degli obiettivi è anche evitare la cronicizzazione della patologia.
A tale scopo, dunque, potrebbe essere necessario associare anche l’utilizzo di parafarmaci, terapie topiche oppure endovescicali, in modo tale da riuscire a ottenere, oltre all’eradicazione dell’infezione e dell’infiammazione anche una successiva protezione per evitare tutte quelle che possono essere le recidive.