Oggi parliamo di prostatite cronica, e di tutte le cure a disposizione per curarla in modo adeguato. Si tratta di una patologia cronica infiammatoria della ghiandola prostatica, che interessa il 10-15% della popolazione e può insorgere negli uomini di qualunque età.
La prostatite cronica è la diretta conseguenza di un trattamento non adeguato, o addirittura di un mancato trattamento, della prostatite acuta.
L’anatomia microscopica della ghiandola cambia e quindi, ovviamente, il paziente diventa molto più sensibile a continue sovrainfezioni (o sovrainfiammazioni) nel corso del tempo.
Spesso e volentieri, purtroppo, le prostatiti possono essere silenti. Nel momento in cui, però, ci si ritrova ad avere a che fare con la prostatite cronica, bisogna poi aggredirla in maniera adeguata.
La diagnosi è clinica ma anche ecografica.
A livello ecografico, infatti, ci sono, all’interno del parenchima prostatico (il tessuto specifico dell’organo), delle cosiddette “aree di calcificazioni” (tecnicamente dette iperecogene), che sono delle vere e proprie cicatrici, all’interno del parenchima stesso, con una diminuzione della vascolarizzazione.
Questa condizione cronica può portare ad una sintomatologia varia. Tra i “campanelli d’allarme” ai quali il paziente deve prestare attenzione, ci sono:
Il paziente lamenta, inoltre, lamenta un aumento della frequenza dello stimolo ad urinare, perché il tessuto prostatico stesso, in conseguenza del cambiamento della sua stessa anatomia, diventa più duro e quindi, ovviamente, meno elastico, in presenza dell’urina.
Il trattamento della prostatite cronica è soprattutto antinfiammatorio, ma prevede anche l’evetuale somministrazione di un ciclo di antibiotici.
L’antibiotico, però, viene preso in considerazione unicamente in presenza di spermiocultura o urinocultura positive a batteri, miceti o altro.
Gli antiinfiammatori, solitamente, vengono assunti dal paziente per un periodo abbastanza lungo, ciclicamente.
L’effetto della somministrazione di questi infiammatori a livello topico (quindi sotto forma di supposte), è davvero molto buono, e oggigiorno abbiamo la possibilità di associare alla terapia farmacologica, anche una terapia diretta con le onde d’urto a bassa intensità.
Le onde d’urto a bassa intensità possono essere impiegate nel trattamento di diverse patologie, oltre alla prostatite cronica come, ad esempio, la disfunzione erettile e la malattia di La Peyronie (induratio penis plastica).
Le onde d’urto a bassa intensità, grazie alle proprietà angiogenetiche, consentono la formazione di nuova vascolarizzazione locale, a livello della zona trattata, causando ripetuti microtraumi a livello delle membrane cellulari, permettendo un maggior afflusso di sangue.
Si tratta di traumi talmente piccoli da non dare problematiche ulteriori al paziente, ma abbastanza incisivi da attivare il processo di neo – angiogenesi, fondamentale per la formazione di nuovi vasi sanguigni all’interno della ghiandola.
I nuovi vasi “sani”, presenti all’interno della ghiandola, contribuiscono al recupero della normale vascolarizzazione, persa proprio a causa delle cicatrici di cui abbiamo appena parlato.
Questo trattamento, associato alla terapia farmacologica, consente innanzitutto di ripristinare la vascolarizzazione e il trofismo della ghiandola prostatica, ma aumenta la permeabilità del trattamento farmacologico.
Una volta concluso il trattamento sia antinfiammatorio che locale, gli effetti sono DEFINITIVI.