Tumore della prostata e depressione: quando la diagnosi diventa un bivio

Tumore della prostata e depressione: spesso si tende a sottovalutare l’impatto che una diagnosi di questo genere ha sul benessere psicologico di chi la riceve, e si pensa unicamente alle conseguenze di tipo fisico.

Tuttavia, in considerazione di quella che è l’età media dei pazienti a cui viene diagnosticato il tumore della prostata, il rischio di cadere in depressione è oltremodo concreto, con l’inizio del percorso di cura che va a coincidere, presumibilmente, con la fine della vita lavorativa attiva, cosa che, già di per sè, porta le persone ad una rivalutazione della propria situazione…purtroppo in negativo.

Se a questo si va poi ad aggiungere anche quello che è l’inizio del percorso diagnostico per la cura del tumore alla prostata, allora di rischia di peggiorare il proprio stato emotivo in maniera oltremodo significativa.

Il primo impatto: perchè è importante parlarne

Molti pazienti definiscono la loro prima esperienza con la diagnosi di carcinoma prostatico come “traumatica”. E non c’è da stupirsi di questo: la parola “tumore” incute un senso di paura e di sgomento nelle persone, e nel momento in cui viene comunicato il responso delle analisi al paziente, egli non ha certamente la lucidità di pensare a quelli che sono i dati in merito alla sopravvivenza e alla qualità della vita delle persone che hanno avuto un tumore alla prostata.

Ed è in questo frangente, che l’intervento dello specialista risulta fondamentale. E’ molto importante far comprendere al paziente che, quello della diagnosi, è solo il punto di partenza di un percorso complesso, certamente, ma che non risulta avere poi un esito sempre nefasto.

Secondo le ultime stime dell’AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, il tumore alla prostata è ancora uno dei più diffusi, con numeri che sono destinati ad aumentare (40.500 nuove diagnosi stimate lo scorso anno nel nostro Paese – fonte “I numeri del cancro in Italia 2022”).

Di contro, tuttavia, il tumore alla prostata, fa registrare il dato di sopravvivenza più elevato, con ben il 91% di pazienti vivi a distanza di 5 anni dalla diagnosi.

La prevenzione e la diagnosi precoce

Tuttavia, se si interviene tempestvamente, il rischio che la malattia abbia un esito nefasto può ridursi in maniera sensibile.

Se fatta corretta prevenzione, il tumore alla prostata può essere diagnosticato in fase precoce addirittura precocissima, con altissima probabilità di totale guarigione

La diagnosi precoce infatti, permette al paziente di ottenere il trattamento più conservativo e meno invasivo possibile per garantire la cura della malattia e soprattutto un’ottima qualità della vita.

Parlarne

Oltre a rivolgersi allo specialista, tuttavia, è molto importante anche cercare il confronto con persone che vivono, o che hanno vissuto, sulla propria pelle le medesime problematiche legate al tumore della prostata. Esistono associazioni di pazienti a cui potersi rivolgere, ad esempio, poter condividere quello che è stato o è il proprio percrorso.

Questo può rappresentare per il paziente un elemento fondamentale, in grado di prevenire l’insorgere di uno stato depressivo successivo. Perchè prendersi cura di sè è importante, da ogni punto di vista.

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