Pene curvo congenito, parla lo specialista

Pene curvo congenito, una patologia che si manifesta sin dalla più giovane età e che interessa meno dell’1% della popolazione.

Pene curvo congenito, parla lo specialista

Pene curvo congenito, ovvero l’incurvamento congenito del pene, è una patologia frutto, per lo più, dello sviluppo asimmetrico dei corpi cavernosi, che causa una deviazione dell’asta verso la porzione meno sviluppata portando ad avere il pene curvo maggiormente a livello dorsale e ventrale e in percentuale minore laterale (destra o sinistra).

I corpi cavernosi sono quelle particolari strutture che, una volta riempiti di sangue, consentono l’irrigidimento del membro. Proprio per il manifestarsi esclusivamente durante l’erezione, questa patologia può essere identificata già dai primi anni di vita del bambino, in occasione delle prime erezioni spontanee. I controlli vengono effettuati intorno ai 13-14 anni, nel periodo post-puberale della vita dell’individuo, quando la frequenza e il vigore dell’erezione sono giunti a completezza.

Una premessa importante da fare è che l’intervento chirurgico non è sempre necessario. Sono solo le curvature superiori a 30-40°, infatti, a rappresentare un ostacolo in vista di un’attività sessuale regolare. Sarà compito dello specialista andrologo valutare il grado di curvatura del pene, e considerare anche quelli che sono gli aspetti psicologici legati ad essa, che potrebbero portare il paziente a limitare l’intimità con coetanei del sesso opposto pregiudicando lo sviluppo psicofisico-sessuale.

A livello diagnostico la verifica della curvatura va fatta attraverso l’utilizzo di fotografie in erezione (dall’alto, laterale destra e sinistra) che possono essere fatte comodamente a casa dal paziente stesso (semplicemente con uno smartphone) per consentire all’Andrologo di poter valutare l’effettiva entità.

L’età in cui è consigliabile effettuare l’intervento è quella che precede l’attività sessuale, al fine di prevenire ogni possibile implicazione psicologica. Tuttavia però, spesso proprio in concomitanza delle prime esperienze sessuali, si vengono a manifestare i disagi personali e verso la partner derivanti dal pene curvo stesso, per cui il paziente decide di andare dall’andrologo per esporre il proprio problema.

L’intervento chirurgico deve essere preceduto da un consulto approfondito che illustrerà al paziente, e alla famiglia, tutte le tecniche disponibili e ogni possibile implicazione e complicanza. Il tipo di intervento maggiormente utilizzato ad oggi è la “corporoplastica di raddrizzamento secondo Nesbit”. Questo intervento prevede l’accorciamento del lato lungo del pene (convessità della curvatura) fino al raggiungimento della forma corretta. Una delle inevitabili conseguenze, di cui il paziente dovrà necessariamente essere ben informato, è l’accorciamento della lunghezza del pene. Tuttavia, nella maggioranza dei casi, si tratta di genitali con dimensioni superiori alla media, per i quali l’accorciamento non porta significativi cambiamenti che il paziente ha dell’immagine di sé.

Nel caso in cui, invece, lo specialista si trovi difronte ad un pene poco sviluppato, l’esito post operatorio, con il conseguente accorciamento, potrebbe portare ad un risultato invalidante e psicologicamente difficile da sopportare per il paziente. In questo caso si richiederà l’impiego di una tecnica mista che richiede l’azione di accorciamento del lato lungo e un allungamento del lato corto, trovando il giusto equilibrio tra raddrizzamento soddisfacente e limitata riduzione delle dimensioni del pene.

 

 

 

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