Quanto dura l’erezione con la protesi al pene? La risposta dell’andrologo ad una delle domande più frequenti poste dai pazienti che scelgono di sottoporsi a questa particolare procedura.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, va comunque messo in risalto un elemento fondamentale: l‘innesto della protesi peniena rappresenta, ad oggi, il presidio medico più efficace e più sicuro per i pazienti che non trovano soluzione nella terapia farmacologica in merito alla disfunzione erettile.
E’ quindi importante specificare, dunque, che la durata dell’erezione di coloro che hanno optato per l’inserimento della protesi non è assolutamente limitata, in alcun modo.
Perché parliamo comunque di uno strumento in grado di garantire una funzione di tipo “meccanico”, facilmente governabile (come vedremo) dal paziente stesso.
Questo perché le protesi attualmente in uso riescono a mantenere sia l’aspetto estetico che quello funzionale, rendendo il pene il più vicino possibile alle sue normali condizioni.
Lo sviluppo di un’erezione è un evento complesso che coinvolge l’interazione di fattori neurologici, endocrini, vascolari.
Il trattamento della disfunzione erettile è volto alla correzione ed eliminazione di eventuali cause predisponenti e consiste quindi nell’attuazione di una serie di provvedimenti terapeutici che possono essere di tipo farmacologico, meccanico o chirurgico.
Pertanto, l’impianto di protesi peniena è riservato a quei pazienti in cui la terapia farmacologica (terapia orale, iniezioni intracavernose, iniezioni intrauretrali) e la terapia meccanica (Vacuum Device) risultano inefficaci oppure sono mal tollerati e quindi non accettati dal paziente.
Le protesi peniene sono sostanzialmente divise in protesi malleabili (o semirigide) e protesi idrauliche (o tricomponenti).
Le prime sono le protesi più semplici, hanno costi più contenuti, minor rischio di rottura del meccanismo e più facile posizionamento.
Purtroppo, però, hanno lo svantaggio di dare sempre una semi-erezione e quindi necessitano di essere nascoste sotto gli abiti od il costume in estate.
Le protesi tricomponenti (formate da 2 cilindri, una pompa e un serbatoio) sono tecnologicamente più avanzate in quanto al loro interno è presente un meccanismo idraulico attivato dalla pompa e sono in grado di fornire un’erezione valida pompando il liquido presente nel serbatoio verso i cilindri e successivamente una detumescenza naturale pompando a ritroso il liquido dai cilindri al serbatoio.
L’impianto delle protesi avviene generalmente in anestesia spinale e prevede l’esecuzione di una piccola incisione in regione peno-scrotale attraverso la quale si andranno a posizionare i due cilindri all’interno dei corpi cavernosi del pene.
In caso di protesi tricomponente, avverrà inoltre l’alloggiamento della pompa all’interno dello scroto e del serbatoio in regione addominale inferiore.
Le ferite vengono chiuse con punti di materiale riassorbibile e viene quindi eseguita una medicazione compressiva che il paziente rimuoverà in ambulatorio in occasione di controllo programmato.
Viene inoltre lasciato in sede un catetere vescicale che il paziente rimuoverà prima della dimissione.
Per quanto riguarda la degenza, parliamo di tempi estremamente brevi. Il ricovero per questo tipo di intervento, infatti, è di una sola notte.
La sensazione dolorosa, inoltre, risulta contenuta ed è ben gestibile con l’assunzione di comuni farmaci analgesici.
Il paziente viene dimesso con una medicazione compressiva che viene rimossa in occasione di controllo ambulatoriale programmato a 5 giorni dall’intervento.
In caso di posizionamento di protesi peniena tricomponente la protesi viene lasciata gonfiata al 70 % per tutta la prima notte post intervento, successivamente sgonfiata e poi rigonfiata dopo 2 settimane dall’intervento (attivazione della protesi).
Per quanto riguarda la protesi malleabile o semirigida non è necessaria attivazione. Il tempo minimo per la ripresa dell’attività sessuale è di 6 settimane dall’intervento ma comunque non potrà avvenire fino a che il medico non avrà concesso il suo benestare in occasione dei controlli ambulatoriali successivi.
Naturalmente, trattandosi di un intervento chirurgico che prevede l’inserimento di un corpo estraneo all’interno del corpo, le complicazioni possono sopraggiungere in ogni fase della procedura.
Il primo, naturalmente, riguarda il malfunzionamento del dispositivo, in particolare per quanto riguarda la protesi idraulica.
In questo caso, i rischi principali derivano dal possibile malfunzionamento delle valvole che regolano il gonfiaggio e lo sgonfiaggio dei cilindri e dalla possibile rottura dei tubi o dei cilindri stessi.
In questo caso, sarà necessario procedere alla rimozione e alla sostituzione del componente malfunzionante.
Altre complicanze sono rappresentate da:
A dispetto di quanto detto, però, è bene ribadire un concetto fondamentale: la protesi peniena rappresenta l’unica possibilità di ottenere delle erezioni soddisfacenti, in caso di fallimento o intolleranza delle terapie farmacologiche e meccaniche.
E questo rappresenta un elemento da non trascurare assolutamente.
Prima di prendere qualsiasi decisione, però, è buona norma consultare sempre il proprio specialista di fiducia, in modo che egli possa consigliarvi nel modo migliore.