L’importanza del test del PSA nell’individuazione del tumore alla prostata, quando la diagnosi precoce diventa l’unica arma possibile. Nel mese dedicato alla prevenzione della salute maschile, ha suscitato molto clamore la notizia della malattia dell’ex premier Britannico David Cameron, che ha rivelato la sua condizione in un’intervista al Guardian.
La scoperta del tumore alla prostata è avvenuta proprio a seguito dell’esame del PSA, che Cameron ha effettuato dietro consiglio della moglie Samantha la quale, secondo quanto riportato da quotidiano, avrebbe convinto il coniuge a sottoporti al prelievo a scopo preventivo, nell’ambito del programma di screening promosso ogni anno durante il mese di novembre.
“Siamo onesti. Noi uomini non siamo bravi a parlare di salute. Tendiamo a prendere tempo”, ha dichiarato Cameron, una verità scomoda ma che rappresenta perfettamente quella è davvero una pessima abitudine da parte dei signori uomini, ovvero quella di rimandare i controlli.
Paura e vergogna sono i sentimenti alla base di questo “rifiuto” così netto, anche perché le funzionalità della prostata sono strettamente connesse con la “virilità”, in considerazione del ruolo fondamentale che questa ghiandola svolge nella produzione del liquido seminale.
E’ opinione comune, inoltre, che le patologie legate alla prostata e all’apparato urinario siano conseguenza dell’età e che quindi i sintomi si manifestino esclusivamente in individui che hanno superato i 60 anni.
Prima di questa fatidica soglia, dunque, effettuare dei controlli regolari viene considerato quasi un “eccesso di zelo”.
Niente di più sbagliato, e l’esperienza dell’ex Premier Britannico è solo l’ennesima dimostrazione di quanto la prevenzione possa essere importante, anche nei soggetti più giovani. Ricordiamo, infatti, che David Cameron ha ricevuto la diagnosi prima di compiere 60 anni.
All’interno dell’intervista, inoltre, l'”illustre paziente” ha parlato anche degli esami successivi a quello del PSA. Perché l’individuazione dell’antigene prostatico specifico è possibile attraverso un semplice prelievo di sangue.
Ma poi è entrato nel dettaglio e ha menzionato anche gli altri controlli che dovuto effettuare. Tra questi anche una biopsia e una risonanza magnetica.
Qualora ci fosse il ragionevole sospetto di un possibile tumore della prostata, infatti, dovranno essere indicati alcuni esami strumentali da effettuare per poter avere una diagnosi precisa.
Fino a poco tempo fa, veniva prescritta l’ecografia trans rettale come screening nella diagnosi precoce del tumore alla prostata, insieme alla biopsia prostatica.
Ad oggi, invece, l’ecografia trans-rettale è un esame che, come si è visto, non essere assolutamente dirimente, per cui non viene più effettuato in questo ambito.
Esso è ormai sostituito dalla risonanza magnetica prostatica multi-parametrica, che ormai è una metodica di imaging “non diagnostico” che consente un’accuratezza molto alta nell’individuazione di aree sospette a livello prostatico eventualmente meritevoli di biopsia.
In Italia vengono rilevati all’incirca 41mila nuovi casi di tumore alla prostata ogni anno, e un uomo su 9 riceve la una diagnosi di questo genere nel corso della propria vita.
Il cancro alla prostata, dunque, è la neoplasia più diffusa tra gli uomini e per questo anche la più temuta.
Per fortuna, grazie a prevenzione e diagnosi precoce, si è giunti ad una percentuale di guarigione superiore al 90%.
Sottoporsi a controlli regolari, dunque, risulta un elemento fondamentale, anche alla luce delle numerose testimonianze da parte di personaggi pubblici tra cui, oltre all’ex Premier britannico David Cameron, ci sono anche Bjorn Borg e re Carlo III.



