Come si cura la stenosi del collo vescicale? Un’altra domanda che lo specialista urologo sente molto spesso, anche perché parliamo di una patologia che colpisce anche persone in giovane età, quindi dai 18 ai 40 anni.
Ma perché si verifica questa condizione?
In poche parole, la sclerosi (stenosi) del collo vescicale altro non è che il restringimento della vescica, un irrigidimento del tessuto che ne compromette l’elasticità ed è causa di sintomi come:
La cura definitiva per questo tipo di disturbo è un intervento micro invasivo che viene effettuato con l’utilizzo di uno strumento ad alta tecnologia, l’iTind, una tecnica innovativa che viene portata avanti con successo dal dottor Donato Dente, primario dell’unità operativa di urologia robotica ed endoscopica l’Ospedale Pineta Grande di Castel Volturno.
Il dott. Dente urologo è tra i primi specialisti ad aver contribuito all’esperienza clinica con iTind, non solo in Campania ma anche a livello nazionale.
Il restringimento del collo vescicale colpisce soprattutto uomini giovani con pregressi episodi infiammatori prostatici, acuti o cronici.
Gli interventi tradizionali, eseguiti tramite incisione con ansa bipolare o laser ad Holmio, pur efficaci, non sempre preservavano l’eiaculazione, aspetto cruciale per i pazienti più giovani.
Un nuovo dispositivo iTind, invece, garantisce il risparmio dell’eiaculazione al 100%, evitando di intaccare le strutture correlate ai dotti eiaculatori.
Diagnosticare la stenosi del collo vescicale non è immediato e, soprattutto, non è affatto semplice. Tuttavia, un urologo specializzato può ricorrere a esami strumentali per una diagnosi precisa.
L’uroflussimetria è sicuramente uno dei più importanti.
Si tratta di un esame funzionale, non invasivo e semplice, che risulta fondamentale per valutare il flusso urinario e lo svuotamento vescicale post-minzionale.
L’iTind è realizzato in nitinol, una speciale lega di nichel e titanio dotata di memoria di forma, che le consente di tornare al suo stato originale anche dopo essere stata deformata.
Questo dispositivo viene introdotto piegato attraverso l‘uretra tramite una sonda e si apre a forma di ombrello all’interno dell’uretra prostatica.

La procedura di inserimento, eseguita con anestesia locale o una leggera sedazione, richiede circa 5-10 minuti, e il paziente può tranquillamente tornare a casa subito dopo.
Il dispositivo resta in posizione per un periodo compreso tra 5 e 7 giorni, durante il quale esercita una compressione meccanica che rimodella progressivamente i tessuti della prostata e del collo della vescica.
Questo processo consente di ricreare delicatamente i canali necessari per garantire una naturale fuoriuscita dell’urina.
Successivamente, iTind viene rimosso in regime ambulatoriale senza necessità di utilizzare un catetere.
Gli studi clinici sottoposti a peer review hanno dimostrato la sicurezza e l’efficacia dell’iTind, evidenziando risultati positivi che si mantengono fino a 6,6 anni dopo il trattamento.

Il dispositivo non dà nessun tipo di fastidio al paziente il quale, al massimo, potrà avvertire una lieve sensazione di bruciore legata, sostanzialmente, alla presenza del dispositivo.
Non vengono effettuati tagli nè incisioni, e non vi è alcun rischio di retrazione cicatriziale nel momento in cui viene posizionato.



