Tumore alla prostata e diagnosi precoce: un’alternativa al PSA è possibile?

Tumore alla prostata e diagnosi precoce: un’alternativa al PSA è possibile? Uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Research dal gruppo di ricerca guidato dal Karolinska Institutet di Solna, in Svezia, ha provato a rispondere a questa domanda.

Cos’è il PSA

Il l PSA è un marker a specifico per il tumore della prostata e per l’attivita intracellulare prostatica.

In pratica, è un indice di replicazione cellulare intra prostatico e rappresenta, attualmente, il test più affidabile per quanto riguarda la diagnosi di tumore alla prostata.

Un esame semplicissimo

L’esame per la misurazione del PSA, viene effettuato attraverso un banalissimo prelievo di sangue.

Il risultato è molto importante, soprattutto nella diagnosi del tumore alla prostata, perché ovviamente un valore particolarmente alto può essere indicativo di un tumore.

Il PSA va interpretato, cosa vuol dire?

Tuttavia, prima di addentrarci nell’argomento, e andare ad esaminare la scoperta del team di ricerca svedese, una precisazione risulta doverosa.

Nonostante i valori riportati sul referto dell’esame di laboratorio, il PSA non può essere considerato solo in base ai numeri, ma va “interpretato” dallo specialista, in relazione all’età del paziente, alla grandezza della prostata e allo stato infiammatorio della stessa.

Detto questo (e ci ritorneremo), vediamo adesso quali sono le novità proposte dai ricercatori.

Lo studio svedese

Grazie ad una combinazione di Intelligenza Artificiale e analisi genetica, che ha permesso di identificare nuove spie della malattia, un gruppo di ricerca svedese ha identificato un test specifico in grado di essere addirittura più preciso del PSA.

Si tratta di un semplice esame delle urine il quale, addirittura, renderebbe possibile l’individuazione di un tumore nelle sue fasi iniziali.

Diagnosi precoce con un test delle urine

Analizzando l’attività dei geni in migliaia di cellule provenienti da tumori alla prostata, i ricercatori sono riusciti a realizzare dei modelli digitali di questo particolare tipo di cancro, che sono stati poi studiati con algoritmi di IA, così da individuare le proteine utilizzabili come biomarcatori.

Queste “firme molecolari” sono state cercate in campioni prelevati dai tumori, nel sangue e nelle urine, e alcuni dei biomarcatori presenti proprio nelle urine, si sono rivelati i più affidabili.

Addirittura, è stato possibile rivelare non solo la presenza del cancro, ma anche la sua gravità.

I test sono stati condotti su quasi 2mila pazienti.

Quindi, un’alternativa al PSA è possibile?

Purtroppo la risposta è no. Almeno, non con le conoscenze che abbiamo attualmente.

L’antigene prostatico specifico, ovvero il PSA, è l’unico indicatore reale e davvero affidabile, che può essere preso in considerazione.

Si tratta di una glicoproteina prodotta dalla prostata, che è implicata nella fluidificante del liquido seminale, ed è un marker estremamente aspecifico, sia per tumore alla prostata che per l’attivita intracellulare prostatica

Questa glicoproteina è implicata nella stragrande maggioranza della sua quantità (quindi circa il 90 %), nella fluidificazione del liquido seminale.

Nel restante 10% della glicoproteina che viene poi liberata del sangue non è, se aumentato, implicato solo il tumore alla prostata, ma anche la prostatite, l’ipertrofia prostatica o anche solo la banale esplorazione rettale.

Addirittura, il valore del PSA può arrivare fino a 1000, in caso di prostatite, senza avere alcun tumore.

L’importanza della diagnosi precoce

Il PSA, dunque, è estremamente importante, per quanto riguarda lo screening del tumore alla prostata

Il valore, tuttavia, può essere estremamente variabile e, soprattutto, può mutare anche in presenza di patologie differenti.

L’ipertrofia prostatica benigna, la prostatite acuta o cronica, una comune cistite oppure, addirittura, una esplorazione rettale di routine, possono alterare il valore finale dell’esame.

Il dosaggio del PSA deve essere fatto o prima della visita o almeno 20 giorni dopo l’esplorazione rettale in quanto si è fatto prima, può risultare aumentato.

Il consiglio, quindi, nel momento in cui si ha in programma una visita urologica, è sempre meglio effettuare l’esame del PSA in un momento successivo, nel caso in cui non sia stato possibile effettuare il prelievo prima di vedere lo specialista urologo.

Questo consentirà di ottenere un risultato attendibile. Tale risultato, comunque, va sempre condiviso con lo specialista, ed è molto importante evitare le “diagnosi fai da te”.

PSA alto, no alla “diagnosi fai da te”

Leggere il referto del proprio esame, e poi cercare un riscontro effettuando una ricerca sul web, può risltare oltremodo fuorviante.

In pochi sanno, ad esempio, che esiste un altro modo di interpretare questo valore, come la “psa velocity”, ovvero la velocità dell’aumento del valore, e il “PSA doubling time”, ovvero è il tempo in cui il questo raddoppia.

In ogni caso, il valore del PSA, può essere comunque legato a problematiche di natura benigna e non gravi le quali, se diagnsticate in tempo, possono essere tranquillamente trattate.

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