Quanto si vive con la prostata ingrossata? La risposta dell’andrologo

Abbiamo parlato tante volte dell’ipertrofia prostatica benigna e delle sintomatologie direttamente correlate a questa malattia, e abbiamo ribadito sempre quanto sia importante la prevenzione, con controlli periodici e uno stile di vita sano. Ma adesso vogliamo rispondere ad una delle domande più frequenti che i pazienti, in sede di visita, pongono più spesso allo specialista: quanto si vive con la prostata ingrossata?

Quanto si può vivere con la prostata ingrossata: la malattia

L’iperplasia prostatica benigna  è una condizione caratterizzata da un ingrossamento della prostata di natura benigna che può interessare fino all’80% degli uomini tra 60 e 80 anni.

I sintomi non sono dipendenti dalla grandezza della ghiandola, anche una prostata di dimensioni di poco superiori alla norma può provocare disturbi urinari importanti.

L’aumento delle dimensioni della prostata è una patologia progressiva, che se non curata in tempo può causare anche gravi problemi all’apparato urinario in toto:

  • infezioni urinarie
  • formazioni di calcoli vescicali
  • ritenzione urinaria (blocco urinario)
  • scompenso vescicale con il rischio di cateterismo a permanenza
  • idronefrosi/insufficienza renale.

Ma adesso veniamo alla domanda che tanto interessa ai pazienti: quanto ti può vivere con la prostata ingrossata? Facciamo chiarezza.

La prostata ingrossata non causa morte perchè è una patologia benigna. L’ingrossamento è assolutamente normale e fa parte della fisiologica degenerazione della ghiandola stessa.  

In ogni caso, trascurare questa condizione può causare problemi di natura ostruttiva di tutto l’asse escretore.

Dunque, bisogna sempre tenere sotto controllo la prostata anche se il PSA è nella norma in quanto i sintomi se non trattati per tempo possono dare esiti gravi, e causare, varie problematiche, tra cui:  

  • Ritenzione acuta d’urina con perdita parziale o definitiva della funzione vescicale che necessiterebbe il posizionamento di c.v. a dimora transitorio o in maniera permanente.
  • IRC o IRA secondaria a sfiancamento vescicale con idronefrosi bilaterale. 
  • Infezioni delle vie urinarie plurirecidive da stasi urinaria
  • Cateterizzazione intermittente

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